SARAJEVO: STORIE DI UN ASSEDIO

SARAJEVO: STORIE DI UN ASSEDIO
I film documentari di Giancarlo Bocchi
L’assedio – Mille giorni a Sarajevo, Italy/Bosnia, 1994-2015, 45′
Il ponte di Sarajevo, Italy/Bosnia, 1995-2015, 90’
Gente di Sarajevo, Italy,/Bosnia 1994-2015, 60’
L’assedio di Sarajevo ha dimostrato che l’essere umano è sempre più grande della guerra.
Molto si è scritto e detto su un assedio e un conflitto per molti versi ancora avvolto nel mistero e nelle nebbie della storia, che molti ritengono sia stato la primordiale scintilla dell’attuale guerra tra l’estremismo islamico e l’Occidente.
Poco si è detto della gente straordinaria di una città cuore del mondo che ha resistito e lottato, in una capitale europea abbandonata da tutti, per i diritti fondamentali dell’uomo e dunque anche per i nostri diritti. Esiliati dal mondo, vittime delle stragi, delle granate, dei cecchini, della fame, della sete, dei nemici esterni e anche di quelli interni, i sarajevesi per quattro anni – ma avrebbero potuto resistere anche otto, dodici anni o per sempre – hanno dimostrato al mondo con perseveranza e fatalismo che un popolo non si sconfigge con le armi. Anche se non c’è alcun monumento dedicato alla loro straordinaria resistenza civile, i  sarajevesi sono ancora lì a dimostrare, quelli che ci sono e anche quelli che non ci sono più, che sono loro ad avere vinto.
Nei quattro documentari che ho girato nella città assediata e nel mio film lungometraggio Nemaproblema ho provato con tanti frammenti uniti da un filo umano comune a raccontare la complessa realtà di una grande tragedia, la più grande e simbolicamente rilevante dell’ultimo scorcio del ‘900. Oggi la guerra di Bosnia e l’assedio di Sarajevo sembrano avvenimenti del passato  superati da realtà come quelle dell’Afghanistan, della Siria, dell’Iraq, ancor più cruente, ancor più devastanti. In realtà la Bosnia è una ferita aperta in una entità, l’Europa, più burocratica che politica, dominata dalla cecità e dagli interessi finanziari, scossa da mille problemi e incapace di risolverne anche uno solo. Anche per questo la ferita aperta bosniaca è grave e può riservare altri eventi scatenanti e imprevedibili, come già avvenuto nel corso del ‘900.
In vent’anni la Bosnia è diventata, secondo l’ONU, uno dei venti paesi più poveri del mondo. Sono quasi settemila i criminali di guerra che non sono stati ancora inquisiti o arrestati, e 2500 le istruttorie che giacciono congelate negli armadi dei tribunali. Il paese è dominato dai partiti politici degli uomini che hanno provocato il conflitto e dalla criminalità organizzata e come in un vulcano pronto a eruttare, ogni giorno aumentano gli attentati di matrice jihadista. Negli ultimi vent’anni alla stazione di Sarajevo sono arrivati molti treni. Ma quello che aspettava la gente di Sarajevo durante l’assedio, quello della vera pace, non è ancora arrivato.

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